Duomo di Amelia

 In Itinerari storico-artistici

Tempo di percorrenza:
20 minuti in auto | 2 ore e 58 minuti a piedi 

Nostro Giudizio: Da visitare

La concattedrale di Amelia è dedicata a santa Firmina, la giovane figlia del prefetto dell’urbe Calpurnio, vissuta al tempo dell’imperatore Diocleziano. La Passio del VI secolo narra che Firmina si ritirò dopo la morte del padre nei pressi di Amelia. Ad Amelia convertì al cristianesimo il magistrato Olimpiade e per la sua fede fu imprigionata e condannata a morte. I suoi resti furono rinvenuti nell’XI secolo e depositati nella chiesa eretta in suo onore sulla sommità del colle di Amelia.
L’attuale edificio è il risultato di una pesante trasformazione operata tra il 1630 e il 1639. La ricostruzione si rese necessaria in seguito al disastroso incendio del 1629, che distrusse parte della chiesa medievale risalente all’XI-XII secolo, già fortemente compromessa dalle incursioni delle truppe di Federico II.
L’itinerario di visita parte dal balcone esterno da cui si ammira, tra l’altro, uno dei paesaggi più suggestivi della città e dei colli amerini. Sull’altro lato della strada sulla quale si affaccia la chiesa si può apprezzare il palazzo vescovile, dove soggiornò per un breve periodo san Massimiliano Kolbe e, poco oltre, la piazza ricavata intorno al palazzo del seminario che fa da quinta allo spazio urbanistico dell’acropoli riservato al governo ecclesiastico in cui si alza, per poco più di trenta metri, la torre campanaria. Realizzata nell’XI secolo è oggi uno dei rari esemplari architettonici impostati su pianta dodecagonale, con materiali di spoglio d’età romana e alcuni frammenti lapidei aggiunti nel corso dei secoli tra fregi, lapidi, frammenti di colonne ed infine una seicentesca meridiana. Il registro superiore della canna è decorato da una doppia fila di trifore cieche, sopra le quale si posa la cella campanaria a cielo aperto e oggi visitabile dal pubblico dove si trovano cinque campane di cui la più antica risale al 1626 ed è opera del pavese Giovanni Battista Veneroso.

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